Le immagini della Vergine allattante derivano
dalle rappresentazioni di Iside che allatta il piccolo Horus.
La rappresentazione della dea allattante,
debitamente cristianizzata,
avrebbe fornito lo spunto per la rappresentazione della madre del Cristo
più tenera e materna della Theotókos (genitrice di Dio)
che ha dominato l’arte paleocristiana fino al VI secolo.
Il trasferimento di significato sarebbe avvenuto in Egitto,
nonostante il carattere conservativo e provinciale del cristianesimo copto,
perché in nessun altro luogo esistevano condizioni altrettanto favorevoli
alla diffusione di un simile tema collegato ai Vangeli apocrifi.
In seguito il culto e le immagini di Maria allattante (Galaktotrophousa)
si sarebbero diffuse nel resto della cristianità:
intorno al XII secolo nel mondo bizantino
(ma solo attorno al 1150 esso comincia a godere di una certa popolarità)
e ancora più tardi in Occidente.
Un tale vuoto iconografico si fa risalire alla lotta iconoclasta dell’VIII e IX secolo
(i monaci, sostenitori del culto delle immagini, furono espropriati di beni e conventi;
si perpetrò una distruzione sistematica delle immagini sacre nei territori bizantini),
pertanto tali perdite non consentono oggi una completa ricostruzione
della prima arte orientale cristiana.
Alcuni studiosi fanno derivare l’arrivo della Virgo lactans in Occidente
come conseguenza del movimento crociato poiché i crociati erano portatori di reliquie
e immagini sacre sia all’andata che al ritorno dalla Terrasanta,
e i loro movimenti hanno in generale favorito la migrazione di opere d’arte
da una sponda all’altra del Mediterraneo;
altri hanno chiamato in causa anche i Templari,
i quali avrebbero attribuito alle immagini di Maria allattante un significato mistico,
impiantandone il culto nelle loro sedi occidentali dalle quali ebbe inizio
la grande diffusione della devozione mariana
che raggiunse la massima espansione nella prima metà del XVI secolo.
Carlo Borromeo, nella sua generale opera di ricostruzione morale e organizzativa
della Diocesi ambrosiana, mise delle censure circa la legittimità del culto
sia in quanto frutto dei Vangeli apocrifi,
sia delle tante pratiche devozionali incentrate sulla Madonna del Latte.
Anche il cardinale Federico Borromeo (1595-1631) considerò “sconveniente”
il soggetto della Madonna allattante sia a causa della ‘nudità’ esibita,
sia in conseguenza del fatto che le sacre immagini (quasi sempre ex voto)
fossero oggetto di “donnesche superstizioni”.
La grande attenzione che la Chiesa della controriforma riservò alla Madonna
ebbe notevoli ripercussioni nell’arte poiché,
vietando alcuni modelli iconografici nel contempo ne promosse altri
che divennero imperanti;
pertanto sulle pareti delle chiese non furono più dipinte le Madonne del Latte,
ma l’Immacolata Concezione, la Madonna del Rosario,
l’Assunta e molte Virgo lactans vennero ‘rivestite’ e ricondotte nell’ambito iconografico delle Madonne dell’Aiuto e della Tenerezza. |